domenica 25 marzo 2012

Road Mates | Toyo Ito | Andrea Maffei

















Forum for Music, Dance and Visual Culture
Gent | Belgio


Concept

Stupore, suggestione, creatività. E’ impossibile iniziare la descrizione di quest’opera di Toyo Ito e Andrea Maffei senza usare queste tre parole che cercando di racchiudere il significato di questo edificio.
Tutto si articola attorno alla Musica. La musica è la driving force che guiderà l’intera articolare di questa costruzione: tutto si articola attorno a lei e alla sua forza, in una scissione tra spazi “sonori” e spazi “multifunzionali”.


Alla base di questo progetto c’è l’elaborazione da parte di Ito di un nuovo strumento espressivo: la griglia emergente.
L’idea parte da una geniale evoluzione del concetto di spazi serviti e di spazi serventi, dividendo essi due categorie, gli spazi sonori, appartenenti direttamente al programma musicale, e gli spazi multifunzionali.
Su una griglia vengono disposti gli spazi sonori (denominati A), a cui appartengono sale concerto e auditorium di varie dimensioni, e gli spazi multifunzionali (denominati B), di cui fanno parte foyer, uffici spazi di ristoro.

Dapprima questi spazi vengono regolarizzati, ovvero si crea un sistema di cerchi inseriti in una maglia quadrata, e successivamente il tutto viene deformato, attuando una deformazione che non è leggibile solamente in pianta ma anche nella sezione.

L’intero edificio può essere visto e analizzato come se fosse un vero e proprio organismo vivente.
Gli spazi interni infatti, come i sistemi fisiologici interni all’organismo, svolgono una funzione non visibile all’esterno ma sofisticata e vitale, perchè producono gli enzimi funzionali e qualitativi fondamentali, adattandosi in maniera dinamica ai cambiamenti che avvengono nella società e nella cultura.

L’immagine che permane di questo progetto è quella di un grande organismo vivente, autonomo, inserito all’interna di una teca di vetro trasparente, incorporea, quasi eterea, come se vivesse protetto da un acquario.

I rapporti tra spazi sonori e spazi multifunzionali variano da piano a piano, le concavità e le convessità all’interno dell’edificio modificano continuamente il sistema di propagazione del suono, abbattendo concettualmente le barriere tra i vari ambienti, nella creazione di un continuum in cui lo “scambio” è continuo e mutuale.
La musica è vista come una forza “espansiva”, un tessuto illimitato che sfuma i perimetri e invade gli ambienti.

La forza di questo progetto a mio giudizio risiede proprio in questo, l’eventuale avventore di questo forum, guidato dalla driving force, la musica, entrando si trova completamente rapito in questo sapiente di gioco mixitè e polifunzionalità, nella quale la categorica e sorpassata divisione rigida degli ambienti viene completamente superata.

Gli spazi si intersecano tra di loro, la musica si propaga anche in ambienti dove normalmente non arriverebbe e accompagna il visitatore in un percorso “multiemozionale” dove la funzione non è il fine ultimo e primario di ogni ambiente.
Ogni ambiente infatti arriva a fondersi, guidato dal movimento e dalla sapiente mano dell’architetto con l’altro, in un edificio che fa della multifunzionalità e dello scambio il suo punto di forza.






Analisi

“Music is the universal language of mankind.”
                                                      Henry Wadsworth Longfellow.

Ho voluto iniziare l’analisi di quest’opera con la citazione di questo poeta americano del XIX secolo perchè penso che comunichi perfettamente l’idea di quanto la musica sia universale e allo stesso tempo parte pregnante della vita umana.

Questo pensiero si riflette in questo edificio a Gent. La musica, quale driving force dell’intera opera pervade ogni singola stanza, ogni singolo ambiente, ogni singolo spazio.
La musica viene vista in una concezione nuova e diversa, intesa come una qualità ambientale espansiva ed orizzontale, che invade gli spazi e fuoriesce dai recinti delle sale concerto, per invadere la città poichè prodotta all’intero di confini leggeri e facilmente superabili.

Così come l’edificio infatti, la musica esce al di fuori dei schemi canonici, vista quindi non più solo come una rigida successione di momenti per definiti (apertura, parte centrale, chiusura), ma intesa come una vibrazione acustica infinita che continua nella sua opera di propagazione, senza un inizio e senza una fine.
Essa è quindi un tessuto illimitato, che lentamente, sfuma i perimetri e invade gli ambienti.

L’architettura qui si trova quindi a doversi confrontare direttamente con questa nuova concezione, sentendo il bisogno di impianti diversi da quelli tradizionali, rigidi e strettamente separati, per aprirsi verso un sistema dinamico, di interpolazione, di fusione totale tra funzione e spazio.
Si inseguono quindi soluzioni spaziali molto più fluide e aperte, dove la musica conserva la sua natura sensoriale e percettiva, ricavando l’idea di uno spazio urbano produttore di esperienze e conoscenze e non solo di sapere settorializzati.

La sala concerti progettata da Toyo Ito e Andrea Maffei si presenta dunque come un organismo multiplo e teoricamente senza limiti, una spugna che si riempie di musica, dove ogni ambiente è connesso l’uno con l’altro: una spazialità nuova per una musica nuova.

Proprio questo è ciò che mi ha affascinato di questo edificio, la sua totale libertà di lettura e interpretazione dello spazio.
Oltre alla sua spiccata multifunzionalità, che rispecchia completamente i concetti di mixitè funzionale, qua è incredibile il modo in cui gli architetti superano la divisione degli spazi.
Nell’architettura che siamo abituati a conoscere, figlia ancora delle grandi rivoluzioni tecniche derivanti dal secolo precedente, ogni ambiente è perfettamente definito e separato dagli altri come se si trattasse di una macchina che può funzionare solo se sono presenti tutti i suoi ingranaggi che si lavorano assieme, ma che sono anche tutti inevitabilmente indipendenti.

In quest’opera tutto ciò viene superato, l’edificio viene visto come un vero e proprio organismo, un essere vivente che si articola attraverso la continua interazione e fusione dei suoi spazi interni, dove l’architettura non è più una lama invisibile che divide senza possibilità di scampo, ma al contrario è la sapiente forza unificatrice che attraverso il gioco della parti, dei rapporti e dei materiali consente una totale fusione di ogni singolo “organo” sposando perfettamente l’idea odierna che abbiamo del mondo e dell ambiente a noi circostante: un mondo dinamico, in continua crescita, un mondo che ha differenti chiavi di lettura, che nasce dall’interazione e non dalla separazione.
Un mondo che ha nella totalità e non nell’individualità la sua forza.



















Grafici e schizzi di progetto


Grafici | Griglia geometrica di partenza



































Grafici | Griglia geometrica generata da slittamento dei volumi



































Grafici | Sezione tipo























Per maggiori informazioni:

Toyo Ito

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